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Madonna e notte

La terza Domenica di Novembre, si festeggia il Patrocinio di S. Maria a Mare (‘a Madonn’ ‘e nott’ ).

La prima messa, celebrata alle prime luci dell’alba, viene annunciata da suggestive nenie pastorali la cui musica pervade l’intero borgo per svegliare i fedeli e condurli con infinita dolcezza ai piedi della Scala Santa che porta al Santuario.

E’ un pregustare al contempo la festa che l’alba del nuovo giorno annuncia e quella non lontana del Natale.

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I limoni

Lo sfusato amalfitano, varietà di limone unica nel suo genere, coltivato nei tipici “giardini” a terrazze dell’intera Costiera Amalfitana, è il limone di Maiori; ai primi del Novecento troviamo il limone di Maiori quotato alla Borsa merci di New York con prezzo per singolo esemplare.

Il succo è usato come aromatizzante per piatti a base di pesce o frutti di mare, come ingrediente nella preparazione di rinfrescanti limonate e delicati sorbetti.

Nel Medioevo i sorbetti di limone, preparati utilizzando la neve raccolta in alta quota e stipata in profonde caverne fino all’estate, comparivano sulle tavole degli opulenti mercanti amalfitani, che in tal modo amavano stupire i loro ricchi ed esotici ospiti.

Il limone di Maiori può essere anche tagliato a grosse fette , condite con un pizzico di sale, aceto, olio e mentuccia; si trasforma così in una succulenta “insalata di limone”, apprezzato dessert o antipasto.

L’elemento principe dello sfusato amalfitano sta nella buccia spessa e rugosa, ricca di oli esenziali , utilizzata attivamente in cucina.

In pasticceria trova la sua massima espressione nella torta al limone, fatta di soffice pandispagna aromatizzato al limone e ricoperto di miele, nelle delizie al limone, nei famosi sospiri al limone ( chiamati ‘zizz’ e monac’)  .

Ma il prodotto più celebre è senza ombra di dubbio il limoncello.

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Acquachiara Cafè&Food

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01. Introduzione

Il Museo dell’Insigne Collegiata di Santa Maria a Mare in Maiori nasce da tre intuizioni di fondo:

avere a cuore la custodia delle memorie del passato e salvaguardarne l’imponente patrimonio artistico;
offrire alla fruizione di tutti, credenti e non, i beni culturali della nostra città;
tramandare alle generazioni future, possibilmente migliorato, ciò che ci è stato affidato.

E’ stato intitolato al canonico Don Clemente Confalone, in quanto fu lui ad avere, molti anni or sono, la felice intuizione di un piccolo Museo della Collegiata.

Le “arti minori” hanno dovuto sopportare, per lungo tempo, l’onta dell’incuria e del disinteresse per una spiccata propensione verso quelle “maggiori”, sulle quali si è riversata 1’attenzione degli specialisti.

Fortunatamente la nascita delle nuove generazioni museali, tra le quali si annovera il Museo d’Arte Sacra ‘Don Clemente Confalone’, ha fatto sì che un patrimonio di incommensurabile valenza artistica fosse restituito alla cultura e alla fruizione di tutti.

“La conservazione è sempre, e innanzitutto, conoscenza filologica” affermava Raffaello Causa.

Conservare la “memoria del passato” per costruire un presente diverso in un’era di decadenza di valori e di principi.


Le descrizioni relative al museo e riportate nella presente applicazione, sono tratte dal Catalogo del “Museo d’Arte Sacra Don Clemente Confalone”, a cura dell’architetto Andrea Macchiarola, di cui è possibile chiedere copia in Collegiata.

 

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Farmacia Barela

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Casa Coco’

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Euro Pizza Major

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Scheda dettagliata 6/6

Sull’esterno, attraverso una scala inserita nell’edicola sopra descritta, si accede  alla cappella di San Nicola, edificata sul tetto della cappella dedicata alla Vergine e quasi incassata nella roccia soprastante.

E’ costituita da una piccola aula absidata con copertura a botte. Sul lato meridionale si apre una finestra  e sul muro occidentale il varco di ingresso.

Sull’esterno della facciata, che dà sul piazzale sottostante, al di sopra della finestra è dipinto un medaglione contenente la mano di Dio verso cui sono rivolti due eleganti angeli osannanti.

L’abside del piccolo vano voltato, è collocata a settentrione e mostra la Vergine con il Bambino, del tipo della Hodegetria, affiancata da San Nicola e san Paolino, in abito vescovile, con un chiaro richiamo al ruolo svolto dai due nella difesa dell’ortodossia contro l’eresia.

Sull’arco absidale sono dipinti San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista entrambi con il rotolo. L’interno della facciata sud, di fronte all’abside, sulla finestra ad arco, è raffigurato un medaglione contenente il busto del Cristo e ai due lati San Cesareo e San Nicola. Sulla volta si staglia un clipeo, contenente il Cristo Pantocratore, sostenuto da quattro angeli.

Sulla parete orientale sono raffigurate scene di miracoli di San Nicola: San Nicola salva tre uomini dall’esecuzione; San Nicola appare a Costantino; San Nicola appare ad Abalabio; Tre generali ringraziano San Nicola; Storia di Mare; sulla parete opposta si svolgono due teorie di santi, il cui riconoscimento risulta di difficile interpretazione a causa del cattivo stato di conservazione dell’affresco.

L’articolata ambientazione spaziale delle figure, rese con consapevole plasticità, ha spinto la moderna critica ad avvicinare questi dipinti alla pittura medievale romana tra XI e XII secolo, di cui il dato peculiare è costituito dai rimandi alla cultura carolingia e tardoantica.

Nella visione moderna il complesso sembra esaurirsi agli edifici con le rilevanze artistiche, separati dalle abitazioni che si trovano sul lato orientale. Il fabbricato con la facciata sulla strada, probabilmente doveva contenere le strutture monastiche del periodo di espansione nei secoli tardomedievali.

 

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8) Maiori e Rossellini

I posti dove si è stati bene e che si ama, dove sono dei poveri diavoli che sono convinti di aver visto il demonio… . Gli abitanti della Costiera sono dei pazzi, degli ubriachi di sole. Ma sanno vivere valendosi di una forza che pochi di noi posseggono: la forza della fantasia”.

Così Roberto Rossellini amava ricordare la costa d’Amalfi e i suoi abitanti dopo che, dal finire degli anni ’40 alla metà degli anni ’50, aveva trovato, particolarmente a Maiori, la condizione ideale e la disponibilità di un intero paese a girare le sue pellicole: Paisà (1946), Il miracolo, secondo episodio de L’amore (1948), La macchina ammazzacattivi (1948), Viaggio in Italia (1953).

 

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Cappella di S. Rocco

La cappella di San Rocco anticamente era dedicata a S. Sebastiano e denominata “S. Sebastiano intra moenia” perché era sita all’interno dell’antico baluardo di S. Sebastiano.

Distrutta assieme al baluardo dai Pisani, fu ricostruita e dedicata a S. Rocco patrono delle pestilenze.

Incerta è l’epoca della ricostruzione datata da alcuni dopo la pestilenza del 1528, da altri dopo quella del 1656 che ridusse ad un terzo la popolazione della costiera, altri ancora datano la sua costruzione al 1793.