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2) L’antica Roma e la costiera

Altre fonti ipotizzano che le origini della città di  Maiori siano da collocare intorno al quarto secolo a.C., quando i Picentini furono cacciati dai Romani dalle loro terre e spinti nel golfo di Salerno, dove si fusero con le popolazioni indigene e la Costiera divenne parte della colonia romana denominata Picentino, da punta Campanella a Paestum. Durante il periodo delle guerre sociali, nel 90 a.C., Silla in persona diresse le operazioni di una terribile repressione che indusse gli abitanti della costa a confluire verso quella che oggi è l’attuale Tramonti, dove essi costruirono i primi insediamenti come è storicamente e archeologicamente documentato. Il successivo ritorno a valle, in periodo di pace, diede quasi sicuramente origine alle prima borgate della ricostruenda Reghinna. Forse proprio allora assunse l’aggettivo Maior probabilmente per distinguere il torrente che l’attraversa dal quello della zona limitrofa dove molti secoli dopo (VIII secolo  d.C.) sorgerà ad opera degli Amalfitani l’attuale Minori.

Con la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero Romano la Storia ammutolisce sulle sorti della divina Costiera e, eccezion fatta per le stazioni climatiche dei patrizi romani i cui resti ancora è possibile ammirare a Positano, Minori, e ovviamente Capri; nulla è dato di sapere della Costiera e della nuova Reghinna  fino alla Repubblica Amalfitana (VIII secolo d.C.).

Uno spiraglio nelle nebbie della Storia è aperto soltanto da una lettera di Papa Gregorio Magno dell’anno 596 scritta ad un tale suddiacono Antemio. Nella lettera si richiama ai propri doveri il Vescovo di Amalfi Primenio che spesso si assentava dalla Diocesi senza motivi giustificati lasciando la stessa in balìa di eventuali attacchi da parte dei Longobardi. Successivamente il Papa dà precise disposizioni allo stesso diacono Antemio affinchè il Vescovo inadempiente venga relegato nella Rettorìa della Chiesa di Maiori: “in Rectoria Ecclesiae Majurensis eum deputare”.

Quindi questa documentazione epistolare, oltre a comprovare che già nel VI secolo d.C. la Diocesi di Amalfi era costituita, è altresì prova dell’esistenza di una Rettoria in Maiori già in quell’epoca, costituita, secondo G. Primicerio, presso quella che oggi è la Chiesa di S. Maria delle Grazie nell’omonima contrada.

 

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ASL 49 – Costiera Amalfitana

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Pub Reginna Di Della Pietra Angelo & C. Snc

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10. Piatti da questua

Trattasi di esemplari del XV secolo appartenenti a botteghe abruzzesi di artigiani trasferitisi dalla Germania in Italia. Questo è confermato dalla presenza di iscrizioni in lingua tedesca e dall’affinità con i prodotti di Norimberga.

Con il passar del tempo permangono, anche se in forma non corretta e sconnessa, le iscrizioni in lingua tedesca su molti manufatti e, anche, il gusto decorativo del passato. Segno questo che i vecchi artigiani erano riusciti a radicare la loro arte in Italia.

Quelli presenti presso la Collegiata di Malori sono tre.

Il primo, in ottone sbalzato, raffigura, al centro, un leone di San Marco su fiori con un cartiglio tra le zampe su cui è incisa la scritta S. MARCUS in carattere gotico. Vi sono due cerchi di ornato con motivi floreali prodotti con punzoni. Il bordo è anch’esso lievemente decorato.

Il secondo, in rame a sbalzo, vede al centro una Madonna con Bambino e due angeli che sorreggono la corona, dietro la quale si espande un sole raggiante. Esistono due scritte circolari in antico tedesco, che si richiamano ad antiche leggende sulla fortuna e la vendetta. Sul bordo si trovano due giri di decori punzonati.

Il terzo, anch’esso in rame sbalzato. con due cerchi di punzonature sul bordo, ha il fondo con decori tripartiti di varie forme.  Tra due cerchi è incisa una scritta RAHE WIS HNBI ripetuta per quattro volte, il cui significato è riferito alla vendetta. Un cerchio centrale raffigura una rosetta a dodici petali.

I tre piatti servivano per la raccolta di offerte durante le sacre liturgie.