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l) Fonte battesimale

La vasca marmorea circolare semisferica, sulla quale è scolpita ad  altorilievo la Madonna col Bambino, poggia su una colonnetta ed è chiusa da una copertura settecentesca in legno intarsiato al naturale, sovrastata da una cimasa dorata, restaurata  A. D. 2007. 

All’interno dell’area battesimale sono stati collocati alcuni elementi lignei tardocinquecenteschi e due mensole, che provengono dalle decorazioni del soffitto a cassettoni della navata centrale.

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g) Sacrestia

Secondo l’emerito architetto e storico dell’arte Armando Schiavo, la costruzione della sacrestia, e della sottostante cripta, della Collegiata di Maiori, è collocata alla fine del secolo XVIII o ai primi del secolo successivo; quindi la loro edificazione è posteriore a quella del complesso principale della basilica.

La sacrestia si sviluppa su pianta rettangolare con annesso vano semicircolare.

Sulle pareti dell’ingresso, sovrastanti ai mobili, ci sono due opere d’arte: quella a destra è di autore ignoto, purtroppo molto deteriorata, di m. 2 x 1,70, e rappresenta due pii personaggi che raccolgono pietosamente il corpo di San Pantaleone.

Quella a sinistra,è una pala di m. 1,80 x 1,50, che rappresenta la cerimonia della Circoncisione. E’ questa un’opera del XVI sec., attribuita alla bottega di GiovannAngelo D’Amato.

 

 

 

 

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Scheda dettagliata 4/6

Il primo ambiente , la cosiddetta cripta, si trova a poco meno di dieci metri dal piano stradale e vi si accede, oggi, attraverso una doppia rampa di scala. Questo evidentemente costituisce il primo nucleo del romitorio. Quello che sembra essere l’ambiente principale è costituito da un’aula a pianta quadrata con tre absidi che si aprono sul lato orientale. Tutti i muri  dovevano, in origine, essere dipinti, così come dimostrano frammenti di affresco presenti sulla parete occidentale, ma le zone affrescate più estese riguardano l’abside centrale e quella meridionale, risalenti presumibilmente all’insediamento primigenio.

In quella centrale si riconoscono le immagini di Cristo benedicente, vestito di una tunica bianca e mantello d’oro, recante nella mano sinistra velata un rotolo. La testa e la parte superiore del busto sono andate distrutte. Ai due lati  sono raffigurati due angeli che indossano tuniche porpora e i loros bizantini con pietre preziose. L’angelo di destra è relativamente ben conservato.

Nell’abside meridionale sono rappresentate tre figure acefale: quella centrale, con ogni probabilità Cristo o un altro santo, indossa una tunica bianca e un mantello dorato e regge un rotolo nella mano sinistra velata. La figura laterale a destra potrebbe essere identificata come  San Giovanni Battista, per l’indumento di pelle che indossa; anche questa reca un rotolo svolto.  La figura a sinistra, forse, San Giovanni Evangelista, esibisce invece un libro. Il muro tra le due absidi conserva frammenti di un personaggio a figura intera che regge una croce.  Dal punto di vista stilistico questi affreschi, per il trattamento del panneggio abbastanza rigido davanti con pieghe a tubicino e zigzagate sul lato, riconducono alla cultura medievale campana tra X e XI secolo.

 A sud dell’ambiente descritto,  in un secondo spazio rettangolare, sono gli affreschi,  meglio conservati, in cui si riconosce una teoria di Santi composta da quattro figure: la prima, acefala e senza aureola, regge con le mani il modellino di una chiesa, ad indicare evidentemente il committente dell’opera, da riconoscere forse in Giovanni, nipote di Pietro il primo eremita; una seconda figura con la barba, veste bianca con clavi rossi, reggente un rotolo con la mano velata, è da identificarsi con San Paolo; al centro la Vergine orante, con la tunica rossa e il manto blu ed un santo barbuto in abito militare,  forse San Giorgio. Sulla  stessa parete in alto, è raffigurato un monticello da cui sgorgano i quattro fiumi del Paradiso.

Il cattivo stato di conservazione non permette più di vedere ciò che in origine doveva essere un gruppo di figure e alla sommità la rappresentazione di Cristo sotto forma di agnello. Questo tipo di composizione è  presente in molti esempi paleocristiani e del primo medioevo.

E’ evidente in questi dipinti la prevalenza di caratteri bizantineggianti, trasferiti qui attraverso la pittura eremitica pugliese del primo trentennio del XI secolo.  Le diverse datazioni da parte degli studiosi che si sono occupati dello studio di questi dipinti, indica la difficoltà di costruire una cronologia attendibile in assenza di dati documentari. Una scala esterna alla cripta conduce ad una spianata, antistante la parte più ampia della grotta, dove si trova una vera e propria chiesetta, la cappella della Vergine.  La parte sud di tale terrazza, recintata da un moderno parapetto che la divide dagli ambienti privati, si apre direttamente verso il mare. Lo spazio ad occidente è definito da un’edicola a tre archi sostenuti da colonne e capitelli di spoglio. Sul muro è sistemata la ricordata pietra tombale dell’abate Taurus. 

Lina Sabino, continua …

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q) Quadro La Madonna di Porto Salvo

Dipinto ad olio su tela (cm. 200 x 120), firmato e datato: Capone figlio,1873 (Gaetano Capone), raffigura la Madonna, che, sospesa tra le nubi, è incoronata da angeli tra i Santi Giacomo e Giovanni.

E’ una copia della tavola di Giovannàngelo D’Amato, che, si trova sull’altare maggiore della chiesa di S. Giacomo a Maiori.

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f) La cripta museo

La Cripta venne probabilmente costruita alla fine del XVIII secolo.

Si distingue dalla sovrastante sagrestia, di cui ne riproduce le caratteristiche architettoniche, solo per la minore altezza delle volte. La pianta rettangolare tripartita presenta tre vani, di cui quello centrale ospita l’altare; lateralmente due ampie vetrine accolgono i preziosi paramenti che la Collegiata conserva.

La Cripta infatti è sede del museo di arte sacra dedicato a Don Clemente Confalone, che raccoglie importanti opere scultoree, argenterie, preziosi paramenti, pitture ed elementi di arti minori, che testimoniano l’importanza di questa Chiesa nei secoli.

Dal punto di vista architettonico c’è da sottolineare che le coperture sono state realizzate con volte a padiglione molto schiacciate e che l’illuminazione è garantita da due ampie finestre  che affacciano verso il mare. L’altare, sormontato da una nicchia, che ospita il busto ligneo di San Cosma, custodisce al di sotto della mensa  le spoglie di San Clemente Martire.

Opposto all’altare vi è il Coro con stalli lignei, creati per ospitare i canonici nei momenti di preghiera, ubicato in una struttura semicircolare,  che conserva l’originale forma di una delle torri dell’antico castello medioevale.

Di gran rilievo è la decorazione centrale del pavimento in maiolica, con un grosso medaglione, che raffigura il ritrovamento della statua di Santa Maria a Mare.

 

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06. Ostensorio grande

E’ sorretto da quattro piedi quadrangolari con volute a foglie d’acanto e rosette.

Presenta una base circolare a fasce concavo-convesse con la peculiarità dell’alternanza di tre diverse decorazioni.

La fascia ornamentale inferiore è a greca.

Ad essa segue una prima parte concava liscia, su cui insiste un anello decorativo pii stretto a foglie d’acanto, una seconda concavità liscia e un anello perlinato.

La base va rastremandosi verso l’alto con lunghe baccellature alternate a foglie lanceolate per collegarsi ad uria stretta base quadrata su cui insiste un collarino con foglie d’acanto dal quale si erge un tronco di colonna fittamente scanalata.

Su di esso due stupendi angeli a fusione sorreggono una cornucopia dorata, dalla quale emergono foglie colorate in verde. grappoli d’uva e spighe di grano.

S’innesta in essa la raggiera dorata, arricchita da tralci smaltati e grappoli d’uva, che incornicia la teca, completa di mezzaluna e impreziosita da pietre dure policrome di varia grandezza incastonate in ambedue i lati.

Di stile neoclassico, l’ostensorio è marcato con la “Testina di Partenope in visione frontale” e ii numero 5. E’, perciò, databile trail 1808 e ii 1823.

Il monogramma dell’ignoto argentiere è GA sotto segnato

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Hotel Botanico S. Lazzaro

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